Battere lo smog con auto elettriche e metano sta diventando realtà

Trovare un’alternativa possibile per la mobilità inquinando poco prosegue senza sosta. Ci sono molte novità rappresentate, molte soluzioni ma, come si può vedere in uno studio divulgato da Oil&nonoil, i tre giorni di Verona porteranno molti operatori competenti nel campo di carburanti liquidi gassosi, all’alleanza tra auto elettriche a metano. Per quanto riguarda le auto elettriche, in Italia pian piano comincia a farsi largo nel mercato, mentre per le auto a metano già da molti anni una semplice realtà.

Questa alleanza, dovrebbe riuscire a dare una grande sterzata contro lo smog. Il tempo stringe, se non si provvede subito ad invertire la rotta contro lo smog che sarà davvero un disastro ambientale, dai dati contenuti nel rapporto, entro il 2020 di autovetture alimentata a gas saranno di lunga più numerose rispetto all’attuale.

L’auto elettrica conviene, non solo all’ambiente. Perché se il costo iniziale per il suo acquisto è senza dubbio ancora elevato, nell’arco della sua vita viene ammortizzato rendendola più conveniente rispetto alle auto alimentate a benzina o gpl, e anche rispetto alle ibride. Lo rivela una ricerca realizzata da Element Energy con il supporto di Beuc e Altroconsumo, che ha messo a confronto il cosiddetto Tco (ovvero il costo totale di possesso autovetture) di diverse tipologie di auto, con risultati sorprendenti.

Lo studio, presentato in occasione del convegno «Fast&Fabulous, la corsa verso la mobilità circolare», nell’ambito della prima giornata di FestivalFuturo, nei giorni scorsi a Milano, considera i costi totali di possesso in Italia (dall’assicurazione al bollo, dalla manutenzione all’acquisto al carburante) per un’auto di segmento C acquistata nel 2018, considerando un primo proprietario che la tiene per 4 anni percorrendo 15mila km l’anno; un secondo proprietario che la tiene per 5 anni percorrendo 12mila km anno, un terzo per 7 anni e 10mila km anno.
Ed ecco i risultati. Secondo lo studio, nell’arco di tempo considerato, un’auto elettrica costa in tutto 66.087 euro contro gli 81.242 euro di un’auto a benzina, i 79.657 euro di un’ibrida, i 73.207 di un’ibrida plug in, i 71.808 di un diesel, i 72.357 di una Gpl e i 66.485 per un’auto a metano.

«Già oggi l’auto elettrica, considerando che non dobbiamo fare il pieno, è molto competitiva. In circa 15 anni di possesso, si risparmiano circa 900 euro. Un dato che dovrebbe far riflettere il consumatore che quando si reca al concessionario si sente disincentivato all’acquisto di un’auto elettrica perché non pensa al risparmio nel corso della vita dell’auto», spiega Luisa Crisigiovanni, segretario generale Altroconsumo. C’è poi un vantaggio incrementale ovvero «i secondi e i terzi proprietari di un’auto elettrica usata avranno un risparmio maggiore. Servono però più modelli per generare economie di scala», aggiunge Crisigiovanni. Vantaggi per le tasche dei consumatori ma anche sociali ed economici. Secondo lo scenario tracciato nello studio «Fuelling Italy’s Future», puntando sull’auto elettrica in Italia «si potrebbero creare oltre 19mila posti aggiuntivi di lavoro netti al 2030, e più di 52mila al 2050 – aggiunge Veronica Aneris, rappresentante per l’Italia della federazione europea Transport&Environment – in più, l’auto elettrica è circa tre volte più efficiente di quella a motore tradizionale e può quindi determinare, nello scenario preso in considerazione dallo studio, un risparmio energetico del 75% al 2050».

Sempre secondo la ricerca «Fuelling Italy’s Future», c’è poi da considerare «il risparmio, in termini vite umane, produttività (cioè giorni in meno di lavoro perso grazie alla migliore qualità dell’aria) e costi sanitari diretti quantificabile in 13,5 miliardi di euro al 2050 – sottolinea Gabriele Grea del Centro di economia regionale, trasporti e turismo dell’Università Bocconi – La diminuzione del particolato nell’aria nelle nostre città, limitandoci alle emissioni al tubo di scappamento, apporterebbe poi benefici al 2050 pari a 115mila anni di vita risparmiati, 2mila casi in meno di tumore a polmone e 12.600 casi di bronchite in meno».

Auto diesel: possibile stop per 13 milioni di autovetture

Da un’analisi effettuata dal Centro Studi e Statistiche Unrae, infatti, emerge che nelle tre principali città per numero di immatricolazioni annue, le vendite di autovetture diesel da parte dei clienti privati si stanno riducendo in modo considerevole. Negli 8 mesi di questo anno, nel comune di Milano la flessione delle immatricolazioni di auto diesel a privati è del 28,6%, a Roma del 22,3% e sale al 37,4% a Torino, a fronte di incrementi delle altre motorizzazioni. Nel totale Italia il calo delle vetture diesel tra i privati è del 15,8%.
La battaglia delle regioni  e province locali e regionali contro i veicoli  diesel ha una data di “innesco” precisa: settembre 2015. Tre anni fa, infatti, lo scoppio dello scandalo emissioni ha dato il via alla crociata contro i propulsori a gasolio che stiamo vivendo oggi, donando al contempo nuovo slancio alla necessità di elettrificare i propulsori a scoppio – con l’ibrido sempre più evoluto e in grado di marciare in modalità elettrica per diversi chilometri – in attesa della transizione di massa all’automobilismo 100% elettrico. Non solo, nel turbine delle contestazioni sono finiti anche i motori a benzina che, come quelli a gasolio, rischiano di essere messi al bando dai centri storici di alcune delle maggiori città europee.

Ma se il futuro dei motori a benzina, complice la progressiva ibridizzazione, sembra essere ancora molto lungo, quello dei ti-di appare assai più incerto. Lo dice il mercato, che ha puntato la barra in tutt’altra direzione. Non a caso le vendite di auto turbodiesel stanno crollando in tutta Europa: nel secondo trimestre 2018 sono scese del 15,5%, arrivando a una fetta di mercato del 36,3% contro quella del 45,2% dello stesso trimestre 2017. Di contro, crescono le vendite dei veicoli a benzina (+19,8%), con una quota che nel secondo trimestre vale il 56,7% (+7%) e quelle dei veicoli con alimentazione alternativa, cioè elettriche, ibride, Gpl e metano: nel periodo preso in considerazione rappresentano il 6,9% del mercato, in crescita di oltre il 44%. Il futuro è dunque elettrificato e diesel free, almeno nel lungo termine.

C’era la novità, ieri, del via allo stop regionale ai diesel Euro 3 dalle 7.30 alle 19.30, dal lunedì al venerdì, da qui a fien marzo. In totale, 420 mila auto (di cui 32.500 mila solo a Milano) e 160 mila furgoni (12.500 in città) in più rispetto a quelli già bloccati negli scorsi anni dai piani aria autunnali della Lombardia (180 mila macchine e 195 mila camioncini Euro 0, 1 e 2). E poi il debutto in contemporanea del fermo tutto milanese, all’interno della Cerchia dei Bastioni, anche per i veicoli merci Euro 4 a gasolio senza filtro anti particolato (Fap). Con ottobre parte la stagione delle limitazioni alla circolazione dei veicoli inquinanti, che quest’anno però acquisiscono un nuovo significato: rappresentano un po’ un assaggio di quella stretta che dal 21 gennaio, con la nascita di Area B, trasformerà Milano in una città off limits per i diesel più vecchi. Fino alla fine dell’anno le verifiche restano limitate ai controlli delle pattuglie della polizia locale. Che ieri in città sono state una dozzina, nel turno del mattino dalle 7.30 alle 13, e altrettante squadre schierate fino a sera. Il report sulla loro attività si ferma però al primo turno e racconta di 182 veicoli controllati, solo sedici sanzioni ai diesel euro 3 che non potevano circolare (per questi automobilisti «sbadati» le sanzioni sono state da 150 euro) e altre tredici invece per altre violazioni del codice della strada.

La situazione è però destinata a cambiare. I divieti di Area B si aggiorneranno e potenzieranno con scadenze già fissate, senza contare che le verifiche saranno affidate alle telecamere: si inizierà con sedici varchi elettronici, destinati nel giro di poco a diventare oltre 180. Beppe Sala intanto saluta positivamente l’inasprimento della lotta allo smog a livello regionale. «È una misura necessaria», sostiene il sindaco. «Come tutte le misure da sole non garantiscono nulla. È un tassello. Però la via è chiara». E questa strada comprende appunto la nuova Ztl anti diesel. Nonostante «i disagi – stiamo cercando di sostenere chi dovrà cambiare l’auto – è un percorso che va fatto», aggiunge il sindaco. «Alla fine Milano è migliorata molto sull’ambiente in questi anni nonostante una posizione geografica non felice, quindi va fatto anche più degli altri. Questo è il messaggio a chi pensa che stiamo accelerando troppo. Purtroppo siamo in una piana con poco vento».

Inquinamento

Inquinamento ambientale: un nemico invisibile che attacca su più fronti. A partire dall’aria che respiriamo: il nostro Paese si è già aggiudicato la maglia nera da parte dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea). Quest’anno, infatti, i blocchi del traffico per lo sforamento dei livelli massimi di PM 10, il particolato in cui si celano le ancor più temibili polveri sottili (il PM 2,5), sono scattati in molte città della penisola addirittura prima di accendere i termosifoni. E il satellite 5P, che ha fornito la prima mappa degli inquinanti dell’atmosfera, ha identificato nella Val Padana una delle aree più inquinate d’Europa per le elevate concentrazioni di monossido di carbonio. Allarme rosso anche da parte di Greenpeace: a novembre ha monitorato i valori del biossido d’azoto nei pressi di dieci scuole dell’infanzia ed elementari di Milano, scoprendo che erano ampiamente sopra il valore individuato dall’Oms per la protezione della salute. Già, perché i veleni dispersi nell’aria sono temibili killer, da cui non possiamo difenderci chiudendoci tra le mura domestiche: anche qui si cela un esercito di inquinanti, comprese le onde elettromagnetiche emesse dal wi-fi e dal pc, ormai immancabili in ogni famiglia, o il rumore che non sempre riusciamo a chiudere fuori dalla porta. Che fare allora? In queste pagine i nostri esperti rispondono a tutti i quesiti sulle insidie dei vari tipi di inquinamento e sui modi per fronteggiarle al meglio.

QUALI SONO GLI EFFETTI DELLO SMOG?

«I veleni dispersi nell’aria hanno come bersaglio privilegiato le vie respiratorie: creano uno stato infiammatorio cronico delle mucose di naso, gola e bronchi. Nello stesso tempo, le rendono più reattive e sensibili agli allergeni, come pollini e acari», spiega il professor Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (simaonlus.it) e docente di prevenzione ambientale all’Università di Milano. «Il risultato è una maggior incidenza di raffreddori, mal di gola, bronchiti e broncopolmoniti, ma anche di riniti e asma allergico». Ma i problemi non si fermano qui. Anche se il fumo di sigaretta è il primo killer dei polmoni, uno studio pubblicato sul Lancet sostiene che a ogni aumento di 10 microgrammi di PM 10 nell’aria il rischio di tumore aumenterebbe del 22%. «Una frazione del particolato (il black carbon), inoltre, è un nemico anche per il cuore perché riesce a superare la barriera degli alveoli e ad infiltrarsi nel sangue, aumentando la frequenza cardiaca e la pressione e facilitando, in chi già soffre di malattie del cuore, la formazione di trombi, con un aumento così dei casi di infarto o ictus», aggiunge il professor Miani. Sembrerebbe a rischio anche la salute del cervello: secondo una recente ricerca dell’università di Lancaster, pubblicata sulla rivista scientifica Pnas, i veleni delle città penetrano anche tra neuroni e sinapsi. Sul banco degli imputati i componenti metallici del particolato ultrafine, che possono addirittura essere tra i responsabili dell’Alzheimer.

CHE COSA SI PUÒ FARE PER RIDURRE L’INALAZIONE DI POLVERI SOTTILI &CO.?

«Bisognerebbe evitare di camminare nelle strade molto trafficate, dove oltre alle polveri sottili si concentrano gas di scarico come il benzene o idrocarburi policiclici aromatici, come il benzopirene che è cancerogeno, cercando percorsi alternativi dove la viabilità è meno intensa», suggerisce la professoressa Paola Fermo, docente di chimica analitica dell’università di Milano. «Prima di fare attività fisica o di andare in bicicletta, soprattutto se si vive in una città del Nord dove l’allerta smog è spesso in agguato, meglio verificare se la qualità dell’aria lo permette». Lo si può fare andando sui siti dell’Arpa della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna che riportano bollettini, aggiornati in tempo reale, con i tassi dei maggiori inquinanti. Oppure si può consultare aqicn.org, sito che fa parte del progetto World Air Quality Index e che fornisce, in tempo reale, i dati sulla qualità dell’aria di più di 60 città italiane.

LA MASCHERINA, INDOSSATA IN BICI O IN MOTORINO, È UTILE?

«Purtroppo no», risponde la professoressa Fermo. «Non blocca il particolato, nemmeno quello più grossolano e anche quelle con filtro Epa che dovrebbero trattenere le particelle fini, di fatto si dimostrano poco efficaci. Andare in bici o a camminare dopo che ha piovuto, invece, riduce in parte i rischi perché abbatte per lo meno il PM 10, e quindi le particelle più grossolane, anche se non azzera quelle fini. Queste vengono invece spazzate via dal vento che, quando spira, decreta l’ok a fare attività fisica all’aria aperto. Comunque, per evitare sorprese, conviene sempre consultare i bollettini dell’aria e se è allarme smog, meglio “ripiegare” sulla palestra.

IN AUTO SI È PIÙ PROTETTI DALLO SMOG?

«Sì, a patto di rispettare alcune precauzioni: innanzitutto curare la manutenzione dei filtri di aerazione», spiega la professoressa Fermo. «In coda o sotto gallerie molto trafficate conviene mettere in funzione il ricircolo d’aria, spegnendolo però non appena si esce dall’ingorgo. L’abitacolo va poi arieggiato per evitare che al suo interno si concentri l’anidride carbonica che i passeggeri emettono respirando e che, senza un ricambio d’aria, viene nuovamente inalata, dando il via a sonnolenza e abbassamento dei riflessi».

CI SI PUÒ DISINTOSSICARE DAGLI INQUINANTI INALATI?

«Bisogna potenziare il lavoro dei naturali sistemi di detossificazione dell’organismo», suggerisce il dottor Antonio Maria Pasciuto, presidente di Assimas, Associazione italiana di medicina ambiente e salute (assimass.it). «Per facilitare il lavoro di fegato e intestino, perciò, a tavola via libera a frutta e verdura bio, legumi e cereali integrali, fonti di fibre e di antiossidanti, mentre per incrementare la diuresi e mantenere in perfetta efficienza i reni sì ad acqua e succhi naturali. Preziosa anche la curcuma, una spezia che migliora il lavoro del fegato: si può usare per insaporire i piatti o aggiungerne un pizzico alle tisane. Ok anche all’attività fisica regolare di tipo aerobico e ad almeno una sauna settimanale: favoriscono l’eliminazione delle tossine con la sudorazione. Per facilitare lo smaltimento dei metalli pesanti, si può ricorrere a integratori a base di zeolite: è un minerale che, grazie al suo effetto “scavenger” (spazzino), attraversa il tratto gastrointestinale senza essere assorbito, ma lega mediante scambio cationico i metalli pesanti, eliminandoli poi con le feci. Inoltre, ha un’azione detossificante, assorbente e antiossidante che riduce il danno da radicali liberi (per i dosaggi è bene chiedere consiglio al medico). Per controbattere l’infiammazione cronica e i processi di ossidazione innescati dai veleni che si inalano con l’aria sì anche alla vitamina C (1-2 grammi al giorno), a integratori a base di resveratrolo (100- 200 mg al giorno) o di glutatione: questi ultimi su consiglio e prescrizione del medico».

ANCHE L’ARIA DI CASA È A RISCHIO?

Può essere più inquinata di quella outdoor: può contenere un mix di sostanze chimiche ad alto rischio che esalano dall’ambiente domestico. «Tra le più temibili c’è la formaldeide, rilasciata dai mobili in truciolato, ma usata a volte anche come disinfettante e impregnante dei tessuti e del legno: l’International Agency for Research on Cancer (larc) l’ha classificata come sostanza cancerogena e responsabile di irritazioni delle mucose delle vie aeree, tosse, congiuntivite», spiega il professor Miani. «Non è però la sola: nell’aria degli appartamenti possono celarsi i vapori liberati dai prodotti per l’igiene della casa, soprattutto quelli profumati, le muffe, gli acari, e, non ultime, le onde elettromagnetiche emesse da wi-fi, pc, telefonini, babyphone e forni a microonde ormai onnipresenti nelle case italiane e temibili al pari degli altri inquinanti. Gli studi più recenti hanno dimostrato che queste radiazioni non hanno solo effetti termici. Producono anche un aumento dei radicali liberi, quindi dello stress ossidativo, e possono determinare anche rotture cromosomiche e alterazioni del Dna», spiega il professor Miani. «Secondo la larc sono potenzialmente cancerogene e non a caso l’Oms ha incluso l’elettro- smog tra le principali emergenze del Pianeta».

COME DIFENDERSI DAGLI INQUINANTI INDOOR?

«Bisogna arieggiare sempre i locali, indipendentemente dai tassi degli inquinanti esterni, aprendo le finestre 5 minuti, 3-4 volte al giorno, nelle ore di minor traffico», suggerisce la professoressa Fermo. «La temperatura domestica va mantenuta sui 19-21 °C e il tasso di umidità al 55% per evitare il proliferare di muffe, protozoi e batteri. Inoltre, occorre curare con attenzione la manutenzione della cappa di aspirazione della cucina e i filtri dei condizionatori». Attenzione anche alle pulizie: «Vanno fatte a finestre aperte, evitando mix di prodotti e utilizzando ogni detergente alle dosi consigliate», aggiunge il professor Miani. «Ok anche all’aspirapolvere, ma a patto che sia dotato di filtro Hepa, in grado di raccogliere le particelle con un diametro pari a 2,5 micron, e senza sacchetto.I sacchetti, se non vengono sostituiti frequentemente, vaporizzano nell’aria le polveri sottili, trasformandole in un pericoloso aerosol».

PUÒ “PURIFICARE” L’ARIA DELL’APPARTAMENTO?

«Sì, con un purificatore d’aria ad acqua», suggerisce il professor Miani. «È un apparecchio che aspira l’aria, la lava e la filtra con un filtro Hepa, liberandola da polveri con dimensioni sino ad 1 micron, pima di rimetterla in circolo. Nella scelta, però, è bene orientarsi su un prodotto validato scientificamente da un ente pubblico o no profit. Da evitare invece candele profumate e colorate per l’ambiente, soprattutto se di origine cinese: emanano metalli pesanti ed essenze profumate (limone- ne, in primo luogo) che si aggregano con altri inquinanti presenti in casa. No anche ai bastoncini d’incenso, spesso fonte di formaldeide». «Se si teme che in casa ci siano fonti nascoste di questa sostanza, però, se ne possono verificare i valori con un semplice test enzimati (Drager Bio-Check formaldeide) acquistabile on line», suggerisce il dottor Antonio Maria Pasciuto. «Se sono superiori a quelli considerati ideali, se ne può ridurre la concentrazione, mettendo in casa delle piante mangia- smog (vedi in basso) che riescono a eliminare anche ulteriori inquinanti domestici», conclude il professor Miani.